Senza speranza non c'è un vero futuro.
COME AIUTARE I BAMBINI E LE BAMBINE A COLTIVARE SPERANZA IN UN PERIODO DI INCERTEZZA E PRECARIETA' - una riflessione della Dott.ssa Marta Riva
Ad un anno dall'
Tutto ciò può avere una ricaduta sul
benessere psico-fisico degli adulti, ma anche su quello dei bambini e delle
bambine. I più piccoli respirano quotidianamente l’aria del mondo adulto e il
loro adattamento risente di quello delle figure di riferimento.
Come fare allora? Prima di tutto bisogna partire da sé stessi: se un adulto è molto affaticato e non nutre speranza, difficilmente riuscirà a trasmettere ottimismo agli altri. Secondo Winnicott[1], non si tratta di essere adulti perfetti – non esistono – ma ‘sufficientemente buoni’, ovvero in grado, nonostante le fragilità, i sensi di colpa, le preoccupazioni, lo scoraggiamento, di trasmettere fiducia e sicurezza.
La speranza, che non va confusa con
l’illusione, è un atteggiamento di attesa fiduciosa verso il futuro, è come
un’energia vitale per reagire di fronte alle difficoltà. In questo periodo non
è facile coltivare tale sentimento, ma qualcosa sicuramente può e deve esser
fatto per non rischiare di cadere in un baratro, in cui è facile venire
inghiottiti, ma difficile uscirne.
A tal proposito alcuni consigli possono
essere i seguenti:
- organizzare dei momenti ‘speciali’ per
sé e per la propria famiglia, creando un clima di attesa piacevole per l’evento
(ad esempio programmare una volta alla settimana una serata in cui si mangia la
pizza guardando un film, o ci si veste da festa, o si fanno giochi da tavolo, o
il karaoke…);
- leggere storie dove il protagonista
affronta diverse sfide prima di raggiungere i propri scopi o racconti con il
finale in sospeso, in modo che siano i bambini e le bambine a dover inventare
la fine con la loro fantasia e creatività;
- pianificare insieme un viaggio,
un’uscita, una situazione straordinaria da fare appena sarà possibile, sempre
facendo attenzione a non fare promesse che non si possono mantenere;
- proporre attività ludiche sotto forma
di progetto da fare a ‘step’ un po’ alla volta, ad esempio comporre un grande
puzzle aggiungendo alcuni pezzi al giorno, o fare un plastico, o seminare,
piantare, prendersi cura di piante di fiori;
- pensare, ogni sera, prima di andare a
dormire, a quello che durante la giornata è stato fonte di gioia e chiedere di
fare lo stesso ai bambini e alle bambine: “c’è stato qualcosa che ti ha reso
felice oggi?”. Se la giornata fosse stata così negativa, senza alcun momento di
gioia e spensieratezza, impegnarsi affinché il giorno seguente le cose felici
da ricordare siano più di una!
Inoltre, come adulti non si deve temere
di esprimere i propri sentimenti spiacevoli, l’importante è riuscire a gestire
tali aspetti senza travolgere i figli e le figlie (soprattutto se piccoli/e)
con un’eccessiva e incontrollabile emotività; ma se questo avvenisse (è
possibile che succeda in quanto genitori non perfetti), è auspicabile
dimostrare successivamente la capacità riparativa di regolare tali
emozioni-sentimenti e di infondere rassicurazione.
A tutte le età, oggi più che mai, c’è la necessità di nutrire la fiducia concreta di riuscire, nonostante tutto, a raggiungere i propri obiettivi e di non smettere mai di sperare in qualcosa di migliore. Quando si entra in una galleria lunga e buia, come il periodo che stiamo vivendo, non si riesce a vedere bene la luce al di fuori, a volte questa non si vede proprio o sembra troppo lontana, ma prima o poi ci sarà, ci deve essere! Nel frattempo può essere controproducente guardare con angoscia alla luce che non si vede, quanto piuttosto conviene valorizzare tutte le piccole illuminazioni che si incontrano lungo la galleria e che permettono a poco a poco di uscire.
[1] Si veda: Winnicott D.W. (1993) Colloqui con i genitori. Milano: Raffaello Cortina
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